A Mestre Vera Vigevani Jarach, la militante della memoria

Dalle leggi razziali ai desaparesidos argentini, la giornalista di 95 anni è instancabile nel raccontare queste due storie di dolore. Lunedì affollato incontro all’Hotel Bologna

Mitia Chiarin
Vera Vigevani Jarach all'incontro di Mestre (foto Paolo Zaffaina - Agenzia Porcile)
Vera Vigevani Jarach all'incontro di Mestre (foto Paolo Zaffaina - Agenzia Porcile)

“Militante della memoria”. Si definisce così Vera Vigevani Jarach fra le prime ad aderire al movimento delle Madres de Plaza de Mayo dopo la scomparsa della figlia Franca, studentessa, arrestata a soli 18 anni il 25 giugno 1976, torturata e uccisa e gettata in mare durante la dittatura militare di Videla.

Di famiglia ebrea, classe 1928, nata a Milano, a dieci anni in pieno regime fascista per sottrarsi alle leggi razziali fu costretta a scappare in Argentina. Qui incontrò il triestino Giorgio Jarach che sposò. Lavorò fino alla pensione come giornalista alla redazione Ansa di Buenos Aires.

Paolo Zaffaina
Paolo Zaffaina

Vera Vigevani Jarach  lunedì 13 febbraio a Mestre all’Hotel Bologna ha portato la sua testimonianza all’affollato l’incontro dal titolo  “Non c’è libertà senza giustizia”, ennesima tappa di una testimonianza civile che – come ha più volte spiegato la giornalista – «è una lotta per la creazione di una memoria condivisa, affinché nessuno dimentichi e certe cose non si possano più ripetere».

A 95 anni Vera Vigevani Jarach continua, instancabile, ad incontrare cittadini e soprattutto studenti e studentesse per raccontare le sue due storie. Lei stessa si racconta così: «Mi chiamo Vera Vigevani Jarach e ho due storie: io sono un’ebrea italiana e sono arrivata in Argentina nel 1939 per le leggi razziali; mio nonno è rimasto ed è finito deportato ad Auschwitz. Non c’è tomba. Dopo molti anni, altro luogo, in Argentina, altra storia: mia figlia diciottenne viene sequestrata, portata in un campo di concentramento e viene uccisa con i voli della morte. Non c’è tomba. Queste due storie indicano un destino comune e fanno di me una testimone e una militante della memoria».

L’appuntamento a Mestre è stato organizzato dall’Istituto veneziano di studi sulla Resistenza (Isever) con Associazione per la storia e la memoria delle donne in Veneto “rEsistenze”, Sezioni Anpi di Mestre e Venezia, Unesco Club di Venezia, Giuristi democratici Venezia e l’adesione del Sindacato giornalisti Veneto.

Paolo Zaffaina
Paolo Zaffaina

In tantissimi sono arrivati per ascoltarla. 

Il 16 ottobre 2008 il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, ha intitolato un bosco di Mestre a Franca Jarach, dedicandolo ai e alle desaparecidos vittime del regime dittatoriale argentino. Chi va oggi a correre al Bosco di Franca dovrebbe non dimenticare mai questa storia. La Vigevani Jarach nel 2018 ha ricevuto il sigillo della città di Padova. 

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