A Mestre seconda perizia su Perale «È capace di intendere»
L’approfondimento tecnico è stato chiesto dalla difesa del professore di inglese. Un anno fa invitò a cena a casa sua e uccise i fidanzati Shakurova e Buonomo
MESTRE. Anche la perizia bis su Stefano Perale ha confermato che il docente di inglese fosse capace di intendere e di volere la notte tra il 17 e il 18 giugno 2017, quando uccise i fidanzati Anastasia Shakurova e Biagio Buonomo. Ieri, nel primo anniversario del delitto, è stato depositato il supplemento di perizia chiesto dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Matteo Lazzaro e Nicoletta Bortoluzzi, esclusivamente sulle pratiche coprofaghe (ovvero il cibarsi delle proprie feci) dichiarate dallo stesso Perale pochi mesi fa. A condurre l’accertamento, il dottor Gianfranco Rivellini, che già aveva esaminato il docente nel corso della prima perizia, assieme ai consulenti nominati dalle parti.
Stefano Perale
Perale aveva raccontato di questa pratica nel corso dell’interrogatorio con il pm Giorgio Gava, in seguito al ritrovamento nel bagno dell’appartamento del delitto di una scatola di plastica per alimenti piena di feci. Il docente aveva aggiunto di aver avuto già atteggiamenti coprofagi in relazione a passate relazioni amorose che erano andate male. Scrive il dottor Rivellini nella perizia che «Il senso del “punirsi” era alla base delle sue intenzioni soltanto relativamente ai suoi escrementi trovati nella sua abitazione dopo il delitto. Diversamente le altre volte non si sarebbe trattato di punizione, ma di una sorta di pratica di auto compatimento, tipo “Mi assimilo e mi identifico nello stesso modo, sono scartato, espulso dalle donne e dal mondo”».
Anastasia Shakurova
Pressato dalle domande sulla scatola trovata in bagno dopo il delitto, Perale ha ammesso al perito «di non aver operato in concreto la pratica, ma la presenza delle feci avrebbe dovuto dissuaderlo dai suoi propositi», si legge nella relazione. Un legame logico che lo stesso perito non ravvisa, tanto da concludere in senso generale che «Sono più che fondati i dubbi che Perale non abbia mai assunto comportamenti di coprofagia». E ancora: «È coerente con la sua organizzazione della personalità l’esibirsi quasi incredulo sulla reale portata dei suoi gesti criminali, come se il tutto, oltrepassato il limite della fantasia, sia stato opera di una persona a lui sconosciuta. Il sentirsi vittima, l’esibirlo, rappresenta una sorta di adattamento quando non può più funzionare, per cause di forza maggiore, il segreto, il silenzio, l’occultamento».
Il 2 luglio è previsto in aula il confronto tra periti, il 16 la discussione. I familiari delle vittime si sono costituiti parti civili con gli avvocati Monica Marchi, Michele Maturi e Raffaele Costanzo.
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