A Mestre gli alimentari nel vortice dei rincari. Ortaggi a peso d’oro, ecco tutti i prezzi

Fagioli, fagiolini e insalate in vaschetta schizzano verso l’alto. Chi vuole risparmiare sceglie patate e cipolle, come in guerra. «In arrivo altri aumenti»
Marta Artico

MESTRE. I fagioli sono tra i prodotti aumentati di più. Per non parlare dell’indivia scarola, tanto buona saltata in padella. Diventata ormai un ortaggio per chi se lo può permettere, non certo per tutti.

All’ingrosso i classici fagioli li trovi a 4 euro e un fruttivendolo li deve vendere almeno a 5,80 al chilo per guadagnarci qualcosa sopra. La scarola ieri, mercoledì 7 settembre, costava circa 4,30 euro al chilo all’ingrosso. E c’è chi l’ha lasciata là, pena doverla rivendere a un prezzo troppo alto. Perché questo, a conti fatti, è il rischio.

«Certi prodotti non li tieni altrimenti passi da ladro», esemplifica senza tanti giri di parole Massimo dell’ortofrutta di via Bissuola. «I fagiolini nostrani costano 6 euro al chilo, si vendono in giro a quasi 10». Che fare? «La verdura e la frutta coltivate sono schizzate alle stelle».

Colpa non tanto dei rincari energetici – spiegano concordi i fruttivendoli – quelli riguarderanno più altre materie prime. Colpa della siccità, dei raccolti andati a male, della mancanza di acqua per irrigare e del cuneo salino, che ci ha messo sopra il peso da cento. In ultima analisi, è il prodotto che manca.

Ma secondo altri operatori, invece, è la filiera ad aumentare i prezzi che alla produzione sono quasi fermi.

«I prezzi aumenteranno ancora», aggiunge il fruttivendolo, «questo è solo l’inizio». Cosa si deve acquistare per non spendere? «Cipolle e tante patate», dice secco. «Quelle non aumentano, si trovano a 55 cent all’ingrosso, 1 euro al chilo».

Insomma, come durante la guerra, quando si cresceva a patate, purè e zuppe. Nei supermercati tanta frutta non c’è. E se si trova a volte c’è il trucco.

Quando si va a fare la spesa di frutta e verdura, 50 euro vanno via come acqua. E le offerte civetta valgono solo se poi non si va a vedere la scadenza, se non si tasta la frutta per capire che magari durerà qualche ora.

Per non parlare della verdura pronte, le classiche vaschette tanto comode col prezzo scritto a mano sopra, preparate al mattino. Quelle al mercato costano tra i 4 e i 5 euro, solo frutta arrivano anche a 6. Ne prendi due, hai già usato una banconota da 10 euro e se ti va bene ti torna indietro il resto. Altrimenti no. Un chilo di zucchine viene circa 3,50 euro al chilo, c’è chi le vende a 3, chi a 4. Ma per riempirne un sacchetto, si fa presto.

Alla Pam del Centro Le Barche ieri, i peperoni gialli erano a 2,99 euro al chilo, le melanzane tonde a 2,49. La scarola a 3,69 al chilo.

«È regalata», dice una signora, «dal fruttivendolo era al doppio poche ore fa, vuol dire che non ci guadagnano praticamente nulla, ce l’hanno qui solo perché devono tenere il prodotto. Ma è sottocosto». Ne prende un bel po’. Il radicchio tondo rosso, era a 3,49. I cavolfiori coronati a 2,49.

Al mercato di Mestre, più di qualcuno brontola: «Dovevano installare il fotovoltaico quando hanno realizzato il nuovo mercato coperto, altro che».

«Il carrello della spesa a Venezia», secondo un’indagine recente di Adico, «è aumentato nei primi sette mesi di 27,90 euro al mese, inflazione media da gennaio a luglio: 6,2 per cento. Si è passati da una spesa media mensile per una famiglia tipo di 450.20 euro del 2021 a 478,10 del 2022, media dei primi sette mesi». In un anno il carrello della spesa costerà, con questa media di inflazione, circa 335 euro in più del 2021.

Carissimi olio, pesce, carne e pane. Un panetto di burro al supermercato, può sembrare quasi a buon mercato, ma se si guarda il prezzo al chilo, si scopre che costa 11 euro, quello casalingo addirittura 15,96. Perché 16 fa brutto da scrivere.

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