A Marghera il fasciatoio per neonati è nella canonica del parroco
La nuova nursery a disposizione delle mamme nella parrocchia della Resurrezione alla Cita. Per la messa di Natale comparirà accanto all’altare della chiesa. Don Capovilla: “Un piccolo segnale di attenzione della comunità a tutte le donne”.
MARGHERA. “Se devi cambiarlo puoi andare dal don!”. Una battuta scherzosa? Tutt’altro: un segnale di accoglienza. Mancava solo la nursery nella canonica di don Nandino Capovilla, parroco alla Cita di Marghera. E invece eccola completa di fasciatoio e pannolini. A disposizione di tutte le mamme – bengalesi, cinesi o italiane che siano – che si trovano di fronte alla necessità di cambiare il proprio piccolo o la propria piccola. Una necessità che non conosce confini, nazionalità, distinzioni e che accomuna tutte le mamme del mondo.
L’ultima iniziativa nella parrocchia della Resurrezione segue lo stesso filo rosso dell’accoglienza sperimentato negli ultimi anni nel quartiere della Cita emblema del dialogo tra culture, grazie a iniziative come il ristorante Roof Garden e la Casa di Amadou, con l’obiettivo di favorire l’inserimento dei migranti nel contesto sociale di Marghera e di Venezia.
Proprio questa notte, durante la messa di Natale, la nursery comparirà sull’altare della chiesa della Cita.
Si tratta di un dono simbolico, spiega don Nandino, per ricordare a tutti il senso del Natale: “Il Vangelo della notte di Natale parla chiaro a proposito della mamma del neonato Gesù, per la quale non solo “non c’era posto nell’albergo” ma non c'era nemmeno quella semplice eppur necessaria stanza attrezzata per cambiare il piccolo”.
Ma il fasciatoio nelle intenzioni di don Capovilla vuole essere anche un segnale rivolto alla stessa chiesa cattolica affinché non si dimentichino le sofferenze degli ultimi.
“Il senso del Natale”, conclude il parroco della Cita, “è che non ha senso celebrare la Messa solenne e poi rifiutare di ripetere quel gesto di cura e attenzione verso il Gesù che nasce oggi in ogni povero, migrante ed escluso. Come diceva don Tonino: ‘Dalla notte di Natale le fasce della debolezza e la mangiatoia della povertà sono divenuti i simboli nuovi della onnipotenza di Dio. Anzi, da quel Natale, il volto spaurito degli oppressi, le membra dei sofferenti, la solitudine degli infelici, l’amarezza di tutti gli ultimi della terra, sono divenuti il luogo dove Egli continua a vivere in clandestinità. A noi il compito di cercarlo’”.
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