A Marcon trovano i ladri in camera da letto: padre accoltellato, figlio picchiato
MARCON. Scoprono i ladri in camera da letto e li inseguono decisi a non farseli sfuggire. Protagonisti della rocambolesca vicenda padre e figlio, Manuel Stamati, 25 anni e Angelo, 70, che la notte tra mercoledì e giovedì hanno affrontato due malviventi intenti a fare piazza pulita di oro e monili.
Un corpo a corpo quello tra i ladri e i proprietari di casa, ma non ad armi pari: padre e figlio erano a mani nude, mentre i ladri avevano coltelli e oggetti da scasso usati come fendenti. Tutto è iniziato in via Don Bosco, al civico 51, dove si trova un’abitazione a tre livelli nella quale abita la famiglia.
«Eravamo al pian terreno», racconta il figlio, che lavora all’ospedale dell’Angelo, «Io ero con la mia fidanzata che guardavo una serie televisiva, mio padre guardava la tivù da un’altra parte e così mio nonno di 95 anni, mentre mia madre era fuori di casa a cena». Prosegue: «A un certo punto Black, il nostro cagnolino di razza pincher, ha iniziato ad abbaiare come un forsennato e non la smetteva più. Così mi sono precipitato di sopra, nel frattempo abbiamo visto da fuori che la finestra era aperta e ho capito. Erano nella camera matrimoniale, tutto buio, luci spente. Ho detto a mio padre di rimanere di sotto e ho cercato di entrare in camera da letto, ma avevano messo i comodini davanti alla porta per impedirmi di sfondarla».
I ladri si erano arrampicati dalla camera dei figlio, adiacente a quella dei genitori e si erano introdotti all’interno dopo aver fatto razzia al piano sopra della casa. Sentendosi braccati, però, sono tornati a scavalcare la finestra per lanciarsi di sotto. Un volo di circa tre metri. Racconta ancora: «A quel punto mentre mio padre usciva dalla casa e si metteva sotto la finestra, io correvo di nuovo giù. Uno dei ladri gli è piombato addosso lanciandosi, io mi sono messo a rincorrere l’altro saltando una rete».
E qui c’è stata la seconda colluttazione. «L’ho acciuffato, ci siamo presi a pugni, poi ha iniziato a picchiarmi con il sacchetto che conteneva gli oggetti d’oro e i preziosi che ci avevano rubato. Non ho mollato», racconta ancora emozionato il ragazzo, «ma a un certo punto il malvivente ha tirato fuori un coltello da cucina e me lo ha puntato alla pancia, così sono arretrato e lui è riuscito a scappare».
Nel frattempo, però il padre era caduto sbucciandosi un gomito nel tentare di non perderli. «Abbiamo ripreso a rincorrerli fino alla macchina, parcheggiata fuori in strada, non sono neanche stati così furbi portarsi dietro un complice. Sono riusciti a salire in auto, mio padre ha aperto la portiera a uno di loro per cercare di tirarlo fuori, ma quello ha preso un coltello o un cacciavite non sappiamo di preciso, e lo ha ferito all’addome, così è stato costretto a lasciare la presa sulla portiera».
Il figlio ha ingaggiato una nuova colluttazione con il secondo bandito. «Prima che partissero sono riuscito a rompere uno specchietto e un fanale dell’auto, in modo da rendere riconoscibile la macchina». A quel punto i malviventi sono fuggiti con l’auto.
Il giovane ha riportato una ferita alla fronte, una mano gonfia e diverse botte, guaribili in sette giorni, il padre una sbucciatura al gomito e alla gamba e due buchi sulla pancia, ma non ha voluto andare al Pronto soccorso al contrario del figlio. Entrambi sono stati sottoposti all’anti tetanica. Poi sono arrivati i carabinieri e ieri è stata presentata regolare denuncia. L’auto era stata rubata pochi giorni prima. «Erano stranieri probabilmente dell’Est, racconta il ragazzo, sui 35-40 anni, uno grosso e pesante almeno 100 chili, l’altro smilzo. Non avevano il viso coperto e parlavano mezzo italiano e mezzo straniero, capelli corti e scuri, entrambi portavano i jeans e uno di loro una giacca scura. Col senno di poi forse non avremmo dovuto rincorrerli, specialmente dopo che avevano tirato fuori il coltello, ma eravamo molto arrabbiati». Paura? «No, quella no».
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