«A Cona situazione intollerabile»
CONA. «La verità è che la situazione di Conetta fa comodo a un sacco di gente e non vedo prospettive di cambiamento. Tra poco arriveranno anche i moduli prefabbricati e allora... addio». Il sindaco di Cona, Alberto Panfilio, è amareggiato e «arrabbiato», lo dice lui stesso, «con tutti».
La ribalta mediatica che, in questi giorni, i profughi ospitati nella ex base militare della frazione di Conetta, hanno avuto sulla stampa (e poche settimane fa anche su Striscia la notizia) non gli fa credere che la soluzione possa essere più vicina di qualche giorno fa. «Sono emerse, ancora una volta, tutte le contraddizioni che vado elencando da tempo: troppi profughi, ben oltre 500, per un paesino di neppure 200 anime. Difficoltà di convivenza tra i gruppi etnici di diversa nazinalità , difficoltà a gestire i bisogni primari, dal cibo, al vestiario, ai medicinali, di una tale massa di persone».
Finora non è accaduto nulla di eclatante, anche se, su vari episodi, compresi litigi e ferimenti, con interventi delle forze dell’ordine all’interno della base, è calata una coltre di silenzio difficilissima da bucare. E nulla si sa di quanti, a centinaia, abbandonata volontariamente la base, sono andati in giro per l’Italia, e magari anche oltre, senza alcuna tutela e senza prospettive.
«La tensione sociale per questa situazione è palpabile», dice Panfilio, «e l’abbiamo manifestata a tutti i politici, parlamentari e consiglieri regionali che sono venuti a far visita a questa struttura. Tutti hanno detto di aver capito ma, dopo, non si è visto alcun miglioramento della situazione. Anzi la “pressione” ha continuato a crescere e se verranno installati, come pare, a breve, i nuovi moduli prefabbricati, sarà difficile pensare a uno sfoltimento delle presenze nella base».
I prefabbricati dovrebbero essere, infatti, la risposta al sovraffollamento e alle condizioni di vita precarie nei tendoni “da sagra” allestiti per ospitare gli ultimi (in quel momento) arrivati, i profughi di Eraclea, alcuni mesi fa.
Ma il timore della popolazione (e del sindaco) è che diventino strutture stabili per accogliere ancora più persone. Del resto «più ce ne sono a Cona, meno ne vanno negli altri comuni», esemplifica il sindaco Alberto Panfilio, ricordando, appunto, che l’accoglienza forzata nella ex base di Conetta ha permesso alla Lega, in particolare, di farsi «propaganda» in altre zone come paladina dello scontento. Quello che serve, adesso, secondo Panfilio, è «una fase due dell’accoglienza», ovvero «cosa facciamo di queste persone? Dove le mandiamo?», perché fino a quando continueranno ad essere ammassate in strutture come quella dell’ex base di Conetta, il problema riesploderà periodicamente ma nessuno, sarà in grado, o vorrà dare risposte efficaci, perché «noi siamo piccoli e non contiamo nulla».
Con questa ottica, anche la possibilità di una commissione d’inchiesta parlamentare, di cui si parla in questi giorni, lascia il sindaco Panfilio, quasi indifferente.
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