A cena nel cielo, con il cibo si gusta Venezia dall’alto

Tavolo per 22 posti a cinquanta metri da terra: lo lancia l’Hotel Cipriani alla Giudecca. Un costo di 250 euro e vertigini vietate
Interpress-M.Tagliapietra Venezia 18.06.2013.- Aperitivo a 50 metri d'altezza Hotel Cipriani.
Interpress-M.Tagliapietra Venezia 18.06.2013.- Aperitivo a 50 metri d'altezza Hotel Cipriani.

VENEZIA. Lassù, a 50 metri d’altezza, la donna focomelica di Marc Quinn sembra una bambola rotta, il campanile di San Giorgio un compagno di merenda e Palazzo Ducale un fazzoletto di pizzo. Lassù è proprio lassù, nel cielo e nel vuoto, con il corpo imbragato, i piedi nel nulla e la tavola imbandita davanti, come se fosse tutto normale. Si chiama “Dinner in the sky”, un po’ James Bond e un po’ Top Gun, mantiene quel che promette e, di normale, non ha niente. È l’evento estivo dell’hotel Cipriani che, sdoganando la misura, le vertigini e il più squisito degli understatement, ha voluto per i suoi ospiti qualcosa di stupefacentemente fuori taglia. Una giostra sospesa, un luna park nell’aria, una cena volante alla quale, oltre all’antipasto di gamberi e al guazzetto di capesante, viene servita Venezia. Venezia dalle ciminiere di Porto Marghera alla pista del Nicelli, dalla diga degli Alberoni all’isola di San Servolo; Venezia in un colpo solo, occhi dentro gli occhi con i passeggeri delle grandi navi; Venezia in 3D, così vicina che quasi la puoi toccare. Prima, però, bisogna guadagnarsela.

“Dinner in sky”, organizzato in collaborazione con 5th Events e Action Partner/Alessandro Rosso Group, è uno di quei giocattoli tecnologico-illusionistici che assomigliano a un balletto. Si sale a 50 metri d’altezza in tre minuti, sollevati da una gru, come per lievitazione naturale. Ma di naturale non c’è niente. C’è invece un colosso di cinque tonnellate che ieri mattina è arrivato nella darsena del Cipriani alla Giudecca lì dove normalmente Giuliana Camerino era solita ormeggiare il suo yatch. Dieci ore per montarlo, otto tecnici al lavoro, l’umana fibrillazione dell’ideatore del progetto Emanuele Minore di Spinea e la soddisfazione del general manager dell’albergo Giampaolo Ottazzi che prima di far proprio l’evento e offrirlo ai palati esigenti dei suoi ospiti ci deve aver pensato sopra più di una notte. L’effetto, come si dice, è garantito ma il coraggio non è incluso nel pacchetto; quindi chi si sente male alla sola idea di salire su una scala dovrebbe astenersi.

Tutti gli altri (la cena è aperta anche ai clienti esterni) devono solo firmare una liberatoria, salire sulla piattaforma larga cinque metri e lunga nove, sedersi in poltroncine da pilota, farsi legare come per un bungee jumping, confortarsi alla vista dell’equipaggiamento da scalata del capo dei tecnici, ingollare due noccioline, tramortire uno scampetto, deliziarsi di Bellini e aspettare. Salendo si scopre il resto. Il resto sono la piattaforma che si gira di 180 gradi, le poltrone reclinabili come quelle del dentista e la nonchalance del restaurant manager Carlo e del barman Matteo i quali, imbragati come fossero in parete, stappano champagne con lo stesso sorriso che dispiegano ai bordi della piscina.

Saliranno e scenderanno con gli ospiti per sei giorni perchè “Dinner in the sky” è (quasi) one shot. Da ieri e fino a domenica, per testare l’indice di gradimento e fare il giro del mondo, con possibilità di un bis durante la Mostra del cinema. Tre ascese per altrettanti aperitivi (alle 17.15, 18, 18.45) di mezz’ora per 50 euro ciascuno. Due ascese per la cena (alle 20 e alle 21.30) per 250 euro a persona, incluso il tavolo da 22 posti che si illumina. Guai a tirar fuori incautamente il cellulare o a lasciar penzolare il sandalino. Da 50 metri d’altezza non si salva niente.

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