A caccia di fantasmi quasi sul serio
Cinema, che passione. Non si è spento neppure nell’al di là l’amore per lo schermo che aveva innalzato a incontestabile diva Luisa Ferida, protagonista di una vita all’insegna della trasgressione e dello scandalo (1914-1945). Il 2 settembre sembra che l’interprete di “Un’avventura” di Salvator Rosa, dove la donna incontrò il suo futuro innamorato Osvaldo Valenti, sia stata presa da una tale nostalgia del Lido da tornare perfino in versione fantasma all’Hotel Excelsior, pur di occupare le scene. Questa mattina la compagnia emiliana specializzata nella ricerca di presenze e affini, la «National Ghost Uncover», si è manifestata all’Hotel Excelsior per vedere con i propri occhi dove la donna è stata avvistata. Le segnalazioni sono state quattro, con tanto di fotografia ora top secret. A metà giugno la Ferida si aggirava nei paraggi dello storico Hotel con tanto di boa di piume di struzzo avvolto attorno al collo e abito lungo con frange al vento. Qualche giorno fa, proprio nel clou della Mostra del Cinema, la Ferida ha deciso di mostrarsi di nuovo, sulle scalinate dell’Excelsior, ma questa volta in abito nero, presentandosi con nome e cognome e portando un chiaro messaggio, in parte svelato e in parte ancora da verificare per la compagnia degli acchiappa fantasmi. Voci di corridoio dicono che abbia parlato di Osvaldo, di sicuro quell’amore che ancora adesso la rende una fantasma inquieta, alla ricerca della sua dolce metà con la quale venne finita a colpi di fucile dai partigiani il 30 aprile 1945. Un’esistenza travagliata, ma non sotto le luci dei riflettori pronte a immortalare quel suo irresistibile sorriso ogni volta che usciva una nuova pellicola. Per questo forse la Ferida ha voluto di nuovo attirare l’attenzione sulla sua storia, già comunque messa in scena nel 2008 da Marco Tullio Giordana in “Sanguepazzo” con tanto di Monica Bellucci e, ancora prima, nel 1991, da Italo Moscati in “Gioco Perverso” con Ida Di Benedetto. Si sa, a volte le attrici sono leggermente egocentriche, ma neppure la Ferida riuscirà a incantare Massimo Merenda, presidente della compagnia: «Non riceviamo finanziamenti - spiega insieme a Gianfranco Morgagni e Bimana Sabau - e lo facciamo per passione da molti anni. Valutiamo le persone che ci portano l’informazione e il materiale dato che a volte ci fanno molti fotomontaggi. A Venezia stiamo lavorando a quattro casi: uno a Malamocco, uno a Cannaregio e quello famoso del doge Francesco Morosini in Campo Sant’Angelo». La caccia al fantasma avviene in un gruppo di quattro persone, due che ci credono e due super scettici. È sempre necessario un rigoroso silenzio. Gli strumenti utilizzati sono una telecamera a raggi infrarossi e un misuratore di temperatura. Una delle possibili prove che attestano la presenza di un fantasma è infatti l’abbassamento improvviso di qualche grado. Il gruppo non ha paura di nulla, tanto che ha deciso di dormire proprio a Malamocco dove un gruppo di persone asserisce di aver visto un essere trasformarsi in più figure e scomparire poi in una palla di fuoco. Ma i ghost busters rassicurano: «Le entità hanno il potere di suggestionare, ma non hanno forza fisica autonoma». Per fortuna, altrimenti qualcuno si sarebbe pure preso il Leone d’Oro.
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