A 73 anni vive accampato in una baracca al freddo

ERACLEA. «Per favore datemi una casa, non posso più vivere più in un capannone abusivamente». Ha 73 anni e una pensione di 449 euro al mese questo signore che per anni è vissuto tra Jesolo ed Eraclea....

ERACLEA. «Per favore datemi una casa, non posso più vivere più in un capannone abusivamente». Ha 73 anni e una pensione di 449 euro al mese questo signore che per anni è vissuto tra Jesolo ed Eraclea.

S.S. era stato un parrucchiere per signore, poi le vicissitudini della vita lo hanno portato a dover affrontare tanti problemi, più di quanti lui fosse in grado di affrontare.

La sua è uno di quelle nuove povertà che oggi sono così diffuse tra persone che fino a pochi anni fa avevano un lavoro, una vita, magari una famiglia. Poi si sono trovate da un giorno all’altro a perdere tutto, sull’orlo di un baratro nel quale possono cadere e non rialzarsi più. Ce ne sono tanti, sempre di più.

Ora è solo, ha perso un figlio, un altro vive all’estero. Lui non può permettersi una casa in affitto visto che a meno di 400 euro non ha trovato nulla. Così ha dovuto arrangiarsi e trovare riparo a Ponte Crepaldo, nella frazione di Eraclea, all’interno di un capannone malandato, vicino alla via principale. Un posto umido, senza porte e riscaldamento, in cui lui vive accampato alla meno peggio. Ma alla sua età un inverno in queste condizioni rischia di essere l’ultimo.

Di lui si stanno interessando alcuni amici che non accettano più di vederlo in queste condizioni. «Una casa io non me la posso certo permettere», racconta, «così vivo in questo capannone, senz’acqua né riscaldamento o luce. Non so come potrò affrontare l’inverno in arrivo. Ho chiesto aiuto al Comune, mi è stato detto che devo attendere. Mi basterebbe avere una casa assegnata, una casa vera in cui poter vivere dignitosamente. Con la mia pensione non ho molte possibilità di pagare un affitto a prezzi di mercato, anche perché ci sono le bollette, dovrei mangiare e vestirmi. Non so davvero che cosa fare». (g.ca.)

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia