A 15 anni aggredisce con il coltello il compagno di classe
MESTRE. Il ragazzo picchiato dal “branco” a Sant’Alvise, sabato sera, è ancora ricoverato all’ospedale civile. Ha il volto molto gonfio, tumefatto e fatica a parlare. Ha una prognosi di 30 giorni.
Gli agenti del commissariato di San Marco che indagano sui vari episodi di aggressioni compiuti dal gruppo di minorenni che, da alcune settimane, imperversano, hanno individuato gran parte dei responsabili della violenza gratuita ai danni in particolare di cingalesi e bengalesi. È solo questione di tempo.
Intanto emerge un inquietante episodio di bullismo alle scuole medie di un centro della periferia mestrina. Il protagonista è un ragazzetto di seconda media che ha minacciato con un coltello un compagno di classe. Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri.
Si tratta di un episodio di bullismo, decisamente grave emerso venerdì quando ad un padre, altri genitori raccontano che suo figlio era stato minacciato il giorno prima con un coltellino vicino a scuola da un “bulletto”.
Ragazzino già noto alla scuola per i comportamenti che ha nei confronti dei compagni di classe e degli insegnanti. Venerdì i genitori del ragazzo minacciato, in classe con il “bullo”, sono andati a prendere il figlio e a parlare con la Preside. Hanno chiesto conto dell’accaduto anche al vice Preside. I vertici della scuola hanno confermato ai genitori quanto accaduto.
La Preside, inoltre, ha pure spiegato che il ragazzino che aveva minacciato il figlio della coppia si era giustificato dicendo che si trattava di uno scherzo. Il coltello usato sarebbe un temperino. Secondo i genitori la Preside ha cercato di sminuire l’accaduto sottolineando che l’episodio era avvenuto fuori dalla scuola e che lei “aveva le mani legate” e che si sarebbe prodigata a richiamare ad una maggiore attenzione i genitori del ragazzo.
E cosa è avvenuto? La situazione è peggiorata. Lunedì, infatti, il “bulletto” ha ripetutamente chiamato “c...” il compagno di classe davanti ad insegnante e tutti gli altri ragazzi, perché il richiamo della preside gli era costato il telefonino. Infatti i genitori glielo avevano tolto per punizione. Se non bastava questo, il “bullo”, ha aggiunto: «Se sapevo che mi denunciavi, il coltello te lo piantavo da parte a parte», indicando il collo. Ed è stata la stessa preside a chiamare i genitori del ragazzo minacciato per raccontare lo sviluppo della vicenda. La stessa ha chiesto alla coppia di mantenere la massima riservatezza.
Loro si sono recati di filato in caserma dai carabinieri per denunciare l’accaduto. Il ragazzo protagonista delle minacce è già seguito dai servizi sociali proprio per il suo comportamento a scuola e con i compagni di classe.—
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