320 cariche di esplosivo: il vecchio ponte sul Piave va giù in sei secondi
SAN DONA’. Una manciata di secondi, una serie ravvicinatissima di tonfi sordi, una nuvola di fumo denso e il vecchio ponte sul Piave si è ripiegato su se stesso, adagiandosi nell’alveo del fiume. Uno sull’altro i piloni, come in un «domino» perfetto, e sopra la grande trave orizzontale. Sono servite 320 cariche di esplosivo piazzate in appositi fori praticati nei 13 pilastri e nella trave per disintegrare il calcestruzzo e fare implodere la struttura.
Dietro quei pochi attimi, un lungo lavoro di preparazione iniziato all’alba di martedì 6 agosto e proseguito per tutta la giornata che ha visto coinvolte più di 100 persone. Oltre al personale di Autovie Venete che ha curato la chiusura dell’autostrada A4 nel tratto interessato dai lavori, allo staff della concessionaria impegnato nel cantiere, alle maestranze delle ditte che stanno realizzando la terza corsia fra Quarto D’Altino e San Donà di Piave, alle pattuglie della Polstrada e ai tecnici della Tecnomine, l’impresa che ha curato la demolizione, una cinquantina di persone (fra Protezione Civile e dipendenti delle aziende impegnate nel cantiere) sono state impiegate per garantire la sicurezza.
Tutta la zona limitrofa all’area dell’intervento, infatti, è stata pattugliata minuziosamente a cominciare da un’ora prima dell’inizio delle operazioni, inizio previsto per le 23. Un’ora prima è stata chiusa l’autostrada, e alle 22.30 si è conclusa la bonifica (ovvero la verifica del deflusso di tutti i veicoli dalla sede stradale), alle 23,06 il segnale convenuto: tre bengala verdi hanno solcato il cielo. Un minuto dopo il primo pilone è caduto e, in sequenza, tutti gli altri nell’arco di pochi secondi. Ben più lungo il tempo necessario al diradarsi della densa nuvola di fumo dalla quale, una volta dispersa, è emerso solo il nuovo viadotto.
Tante le persone che hanno voluto assistere all’evento, riunite in un’area protetta all’interno del cantiere. Non hanno voluto mancare l’assessore regionale ai trasporti del Veneto Renato Chisso, l’on. Lucio Leonardelli che di Autovie è stato consigliere e vice-presidente, l’ingegner Giorgio Desideri, project manager di Impregilo (l’impresa capofila della cordata che lavora sul primo lotto) oltre naturalmente al direttore generale di Autovie Venete Enrico Razzini e al direttore dei lavori Denis Padoani.
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