2.464 segnalazioni di violenza nel 2015
Otto marzo, giorno di festa per le donne ma anche giornata di riflessione sui tanti problemi dell’altra metà del cielo. L’emergenza nazionale resta la violenza sulle donne. Lo ha ricordato anche il presidente della Repubblica. Venezia non può chiamarsi fuori: proprio lunedì una giovane donna ha denunciato pubblicamente la sua condizione di reclusa in casa per colpa dell’ex. E i casi di cronaca, di donne e ragazzine uccise, sono un monito per tutti. In città e provincia i servizi contro la violenza esistono da anni ma sono penalizzati dai tagli ai fondi. Il centro antiviolenza del Comune di Venezia, all’interno del Centro Donna, ha dovuto ridurre l’attività culturale e della biblioteca delle donne per non togliere risorse al centro che è un presidio storico a tutela delle donne vittime di violenza e soprusi in città. E sul fronte dei privati, ecco il caso del centro antiviolenza di Noale, gestito dalla cooperativa Iside che ha lanciato una raccolta fondi per evitare di chiudere i battenti.
I dati regionali forniscono i dati del problema, evidente sotto gli occhi di tutti. Il centro antiviolenza di Venezia, struttura nata in forma sperimentale nel 1994 come costola del Centro Donna e dal 1995 servizio del Comune, è sostenuto dai fondi di leggi nazionali e regionali.
Nel 2015 sono stati 2.464 gli ascolti telefonici e 206 i primi colloqui di accoglienza. 992, invece, le donne che hanno ottenuto un supporto psicologico. Il 64% delle donne assistite sono italiane e abitano in città e provincia. Ad usare violenza, dicono i dati, sono soprattutto maschi tra i 31 e i 45 anni. Il 70 per cento delle donne veneziane che chiedono aiuto sono vittime di vari tipi di violenza:sessuale, fisica, psicologica, economica. Il 38 per cento delle donne subisce violenza psicologica, altrettante sono vittima di violenza fisica, il 14 per cento sono vittime di ricatto economico, il 3 per cento di violenza di tipo sessuale.
«La violenza sulle donne necessita di risposte concrete, fattuali e immediate, ma per un vero cambiamento non possiamo limitarci a lavorare sull’emergenza, ma occorre pensare alla prevenzione come azione fondamentale per la lotta e il contrasto alla violenza sulle donne. Chiediamo alla Regione, quindi, oltre alla garanzia dei fondi previsti per il biennio, di favorire il policy-making sul tema, mettendo a punto politiche per la prevenzione del fenomeno, le uniche in grado di portare ad un cambiamento nella società che permanga nel lungo periodo», è l’appello del coordinamento Iris che in Veneto gestisce altri centri antiviolenza: tre, nuovi, sono stati aperti a Castelfranco e nel Padovano. 1.681 le donne prese in carico da Iris; hanno una età compresa tra i 30 e i 50 anni. «Nell’85% dei casi si tratta di vittime di violenza tra le mura di casa e la maggior parte ha figli minori», dicono dal coordinamento.
I centri della cooperativa Iside (Estia a Mestre, Sonia a Noale e Nilde a Castelfranco) hanno accolto 143 donne nel 2015, per lo più italiane e vittime di partner o ex. Il centro di Mestre ha accolto 65 donne; quello di Noale rischia di chiudere per carenza di fondi.
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